Il nostro obiettivo è quello di avere un sistema bancario resiliente, efficiente, e capace di indirizzare il credito verso un utilizzo produttivo senza erodere rendite economiche o trasferire il rischio di credito sulla società, e un mercato finanziario che incoraggi investimenti produttivi nell’economia reale e scoraggi pratiche speculative eccessive e dannose.

• I nostri esperti analizzano le proposte e le iniziative in materia di regolamentazione finanziaria e suggeriscono nei loro report ciò che sarebbe necessario da un punto di vista di interesse pubbico.
• In gruppi di lavoro, discutiamo alcuni tra i pincipli argomenti d’interesse con i nostri associati e coordiniamo le nostre attività con loro.
• Comunichiamo i nostri messaggi ai media e, per i cittadini interessati a sapere di più sulla regolamentazione finanziaria, produciamo materiale informativo non tecnico che condividiamo sul nostro sito, sui social media, nella nostra newsletter, ecc.
• Incontriamo e discutiamo con i politici europei e nazionali, i funzionari di governo e i supervisori, condividendo con loro la nostra visione su come fare in modo che la finanza sia al servizio della società.

Affinché la nostra visione possa realizzarsi, i nostri governanti e la società civile dovrebbero agire insieme per rompere la “cattura intellettuale” e la dominanza della potente lobby dell’industria finanziaria. Per ottenere tutto ciò, Finance Watch promuove esiti di interesse pubblico nella regolamentazione finanziaria e lo sviluppo della capacità della società civile di agire come contrappeso alla lobby della finanza. Attraverso materiale formativo come seminari online, dossier multimediali, infografiche, ecc., aiutiamo i cittadini interessati a comprendere meglio il dibattito intorno alla regolamentazione finanziaria e al suo impatto sulle nostre vite – perché non possiamo lasciare la finanza in mano agli esperti!

La missione di Finance Watch si riassume nel nostro motto: “Per una finanza al servizio della società”

Subito dopo la crisi finanziaria iniziata nel 2007, a Bruxelles è emersa una legislazione finanziaria sempre più tecnica. Al tempo stesso, alcuni Europarlamentari  si sono accorti di essere inondati di richieste d’incontri da parte di rappresentanti dell’industria finanziaria. Preoccupati dal fatto che uno squilibrio nell’attività di lobbying potesse generare conseguenze non democratiche, hanno richiesto la creazione di Finance Watch come difensore indipendente dell’interesse pubblico.

Più di 30.000 cittadini, che vogliono vedere la finanza fare un lavoro migliore di quanto faccia adesso, sostengono e seguono da vicino il nostro lavoro, ricevendo regolarmente la nostra newsletters via email contenente aggiornamenti sulle più importanti riforme finanziarie in Europa, seguendoci su Facebook, Twitter o YouTube o facendo una donation a Finance Watch. Il sostegno del pubblico per la nostra missione è essenziale in quanto contribuisce a mantenere vivo l’interesse politico verso la riforma finanziaria.

Finance Watch lavora insieme a più di 40 organizzazioni socie tra cui gruppi di difesa dei consumatori, sindacati, associazioni di housing sociale, centri di ricerca, ONG ambientaliste e altre ancora operanti in diversi paesi Europei, e insieme a oltre 30 esperti individui. In totale, essi reppresentano gli interessi di milioni di cittadini Europei. Insieme, costruiamo una rete di attori della società civile impegnati a mettere la finanza al servizio della società incontrandoci regolarmente per condividere le nostre competenze e coordinare le nostre azioni nell’ambito della riforma finanziaria.

Secondo un’indagine del 2014, il settore finanziario impiega 1 700 lobbisti a Bruxelles e spende almeno 120 milioni di euro all’anno nell’attività di lobby dirette alle istituzioni Europee con l’obiettivo di influenzare e stemperare la regolamentazione finanziaria, superando di 30 volte l’ammontare delle spese degli altri attori coinvolti. Questo enorme sbilanciamento tra la lobby del settore finanziario e la società civile resta un serio problema ed è qui che Finance Watch entra in scena: la nostra squadra di 13 persone, composta da ex investment bankers ed ex specialisti dell’industria finanziaria, lavora affinché non solo gli interessi privati, ma anche l’interesse pubblico e la voce della società civile vengano rappresentati ed ascoltati.

Fonte: “The Fire Power of the Financial Lobby”, Corporate Europe Observatory (CEO), The Austrian Federal Chamber of Labour and The Austrian Trade Union Federation, Aprile 2014

I piccoli investitori e risparmiatori hanno bisogno di una robusta regolamentazione per garantire che non vengano venduti loro prodotti finanziari inadeguati. Sempre più spesso, vogliono sapere come viene impiegato il loro denaro data la crescente consapevolezza sulle ricadute economiche, sociali ed ambientali degli investimenti. La regolamentazione deve quindi facilitare i consumatori nella scelta e nel confronto dei prodotti così come semplificare la comprensione dei prodotti sia dal lato dell’offerta sia dal lato della domanda. Allo stesso modo, i risparmiatori hanno bisogno di sapere come la propria banca stia effettivamente impiegando i loro soldi. Inoltre, gli investitori e gli operatori del settore finanziario devono essere protetti da incentivi di vendita scorretti. Gli incentivi pagati ai distributori di prodotti finanziari creano conflitti di interesse che pregiudicano la qualità della consulenza fornita ai piccoli investitori. In maniera simile, i prodotti d’investimento eccessivamente complessi o fuorvianti offerti ai piccoli investitori dovrebbero contenere delle chiare avvertenze sui potenziali rischi connessi.

La deregolamentazione dei mercati finanziari li ha allontanati dall’obiettivo primario di canalizzare risparmi e capitale verso gli sviluppi economici più promettenti. Vi è ora l’l’urgente bisogno di ri-direzionare il capitale finora investito a breve termine e con fini speculativi, verso investimenti a lungo termine a vantaggio dell’economia produttiva. I mercati hanno bisogno di incentivi normativi per garantire che vengano prodotti vantaggi sociali ed economici derivanti da un’efficiente distribuzione delle risorse e dalla stabilità finanziaria. Finance Watch sostiene la necessità di promuovere canali di finanziamento semplici e solidi, come ad esempio il modello bancario tradizionale dedicato all’erogazione di prestiti alle società non-finanziarie e alle famiglie, anziché il modello delle banche d’investimento che ha richiesto il salvataggio da parte dei contribuenti.

Negli ultimi 15-20 anni, le dimensioni di alcune banche hanno raggiunto livelli sproporzionati rispetto all’economia, specie a causa dell’aumento delle transazioni tra istituzioni finanziarie. Diventate too-big-to-fail (TBTF) – troppo grandi per fallire –, in caso di fallimento obbligano i politici a salvataggi attraverso il ricorso ai soldi dei contribuenti al fine di preservare funzioni bancarie fondamentali che queste stesse istituzioni esercitano: proteggere i risparmi, erogare credito, garantire il funzionamento dei sistemi di pagamento. In altre parole: i governi sono tenuti in ostaggio. Nonostante siano stati fatti alcuni progressi, c’è ancora molto da fare per affrontare il problema del TBTF al fine di ridurre il rischio di una nuova crisi finanziaria. Finance Watch promuove una riforma strutturale delle megabanche (separazione tra le banche che raccolgono depositi e le banche d’investimento) e l’introduzione, insieme ad altre misure, di un limite all’indebitamento e alla leva finanziaria (il così detto “leverage cap”).

La complessità del settore finanziario e delle sue attività, combinato con l’influenza delle influenti lobby finanziarie, rendono difficile dar voce alle preoccupazioni dei cittadini e dell’interesse pubblico nel dibattito sulla finanza e la sua regolamentazione. Finance Watch è convinta della necessità di ripristinare la finalità e la responsabilità democratica delle istituzioni finanziarie e della regolamentazione finanziaria. Non è sufficiente ottenere trasparenza e responsabilità riguardo le azioni politiche; vi è il bisogno di un coinvolgimento genuino e permanente delle organizzazioni e degli individui che rappresentano la società nel suo complesso nel definire l’agenda delle riforme finanziarie e nella loro implementazione, così come nella supervisione del rispetto delle regole da parte delle entità regolate e nel monitoraggio del loro andamento. Questo richiede, l’aggiunta di un costante, attivo approccio pedagogico da parte degli attori del settore finanziario nel suo complesso con il supporto di organizzazioni della società civile specializzate.

Si stima che, per evitare gli effetti più dannosi dei cambiamenti climatici, nei prossimi decenni potremo tutt’al più emettere una quantità pari a circa il 20% del totale delle riserve accertate di combustibili fossili. Considerata l’onnipresenza dei combustibili fossili nelle noste economie e nelle nostre vite, metterli da parte avrà grosse implicazioni a cominciare dal valore stesso delle risorse.

Ad oggi, il valore di mercato delle riserve di combustibile fossile – incluso l’80% che non può essere bruciato, del valore di circa 20 mila miliardi di dollari – riflette la percezione che queste verranno sfruttate e bruciate. Eppure ciò contrasta con l’imperativo di limitare le emissioni di gas serra. Questa divergenza nelle percezioni crea “una situazione in cui i prezzi delle risorse sembrano basati su prospettive non plausibili o inconsistenti riguardo al futuro”, conosciuta anche come bolla del carbone. Le riserve non utilizzabili sono considerate risorse non recuperabili. […]
Una delle grandi sfide future sarà il come assorbire i miliardi di dollari di write-off di risorse combustibili fossili nel modo meno dannoso, soprattutto per le classi meno abbienti.

Fonte: “Carbon Bubbles & Stranded Assets”, Banca Mondiale, Development in a changing climate, 2014, l’evidenziato è notro.

Numerosi studi mostrano come l’eccessiva finanziarizzazione e la deregolamentazione del settore finanziario stiano contribuendo all’aumento delle disparità di reddito. Nell’ambito summit di Davos del 2014, l’espansione delle disuguaglianze di reddito è stata identificata tra le principali cause della carenza di domanda economica aggregata.

Una persona ha bisogno di possedere solo €3 300 di risorse economiche sotto forma di risparmi, depositi, azioni e prestiti (il debito è già stato dedotto) per essere tra la metà più ricca della popolazione mondiale. Tuttavia, sono necessari più di €70 000 per far parte del 10% più ricco dei detentori della ricchezza globale e €722 000 per appartenere all’ 1% più ricco. Nel complesso, la metà inferiore della popolazione globale possiede meno dell’1% della ricchezza totale. In netto contrasto, il decile più ricco possiede l’87% della ricchezza globale e il primo percentile possiede da solo il 48% delle risorse globali.

Fonti: “Global Wealth Report 2014”, Credit Suisse Research Institute, Ottobre 2014; “Financialization and its Consequences: the OECD Experience”, di Jacov Assa, Gennaio 2012

Dal 2010, le banche centrali delle maggiori economie hanno dato il via alla creazione di uno straordinario ammontare di liquidità. Tali volumi di liquidità senza precedenti scorrono attraverso mercati di capitali altamente liberalizzati. In mancanza di un corrispondente aumento della domanda di credito per attività produttive nella maggior parte delle economie (bassa crescita del PIL), i flussi finanziari vengono dirottati su operazioni di portafoglio. Di consequenza, tra la metà del 2010 e la fine del 2013, l’indice del mercato azionario globale è più che raddoppiato e in generale i mercati finanziari mantengono un’elevata volatilità. Queste sono le condizioni ideali per lo scoppio una nuova bolla finanziaria !

Fonti: “Trade and Development Report, 2014” UNCTAD, Settembre 2014; World Economic Outlook Database IMF, verificato nel 2015

La dimensione dei mercati finanziari è molto maggiore di quanto sia necessario per servire l’economia reale. Oggi, il totale delle attività finanziarie è circa 10 volte il valore globale di tutti i beni e servizi, pari a $100 000 per ogni uomo, donna e bambino in vita. L’effetto diretto di tale sovrabbondanza di capitale é stato quello di paralizzare, confondere e distorcere le decisioni riguardo agli investimenti. Ingenti flussi finanziari stanno generando pericolose riserve di capitale in eccesso in alcune aree, tagliandone simultaneamente l’accesso in altre aree.

Fonte: “A World Awash in Money”, Bain & Company, 2012