Non lasciamo che Facebook prenda il controllo del sistema finanziario

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Di seguito la traduzione dell’articolo originale pubblicato sul sito di Finance Watch il 14 Agosto 2019 e scaricabile qui

Se portato a compimento, il lancio di Libra (la valuta privata di Facebook) potrebbe facilmente diventare l’operazione più redditizia della storia… al costo di un enorme rischio per la sovranità monetaria pubblica e per gli utenti di Libra.

Il 18 giugno 2019 il gigante tecnologico Facebook ha annunciato l’intenzione di offrire ai propri utenti un servizio di pagamento associato alla sua valuta. Come hanno sottolineato molti economisti, questo tentativo segna un punto di svolta nella storia monetaria: è infatti la prima volta che una valuta privata intende competere con le monete sovrane tradizionali.

La campagna in corso di Finance Watch mette in luce le problematiche più importanti che emergerebbero se questa valuta dovesse entrare in circolazione. Tra gli altri rischi (si veda anche la nostra analisi) l’introduzione di Libra, che potrebbe attirare varie migliaia di miliardi di euro in depositi, diventerebbe immediatamente una minaccia sistemica alla stabilità finanziaria.

 

L’apogeo delle ‘Troppo grandi per fallire’ (Too-Big-To-Fail)

Le istituzioni “too-big-to-fail” sono state la causa ultima di molti rovinosi piani di salvataggio durante la crisi del 2007-2009 e rappresentano un grande rischio per le finanze pubbliche.

Dopo la sua creazione, Libra di Facebook è predestinata a diventare la prossima (e forse la più difficile da regolamentare) istituzione finanziaria “too-big-to-fail”. Si provi a immaginare un ente privato globale che gestisce un volume di asset potenzialmente maggiore rispetto a un insieme di banche d’importanza sistemica e i cui servizi finanziari vengano offerti a miliardi di persone con un semplice clic. Le implicazioni della creazione di una tale istituzione vanno probabilmente oltre qualsiasi controllo di vigilanza e non è possibile prevedere in quale mondo ci trasporterebbe una tale “innovazione”.

 

Verso una privatizzazione della politica monetaria?

Se Facebook e i suoi partner dovessero raggiungere i loro obiettivi, potremmo assistere alla nascita di un gruppo oligopolistico che emette una valuta privata e che determina unilateralmente la propria politica monetaria. Potrebbero conseguirne sia una parziale riduzione dell’autonomia dei banchieri centrali sia un’efficace privatizzazione del controllo sulla creazione di moneta. Attualmente, Facebook nega tali intenzioni, ma cosa accadrà quando la crescente fiducia nel valore di Libra consentirà a Facebook di rivendicare il privilegio del signoraggio? L’Associazione Libra, cui spetterebbe la gestione di Libra, potrebbe anche da sola orientare i consumi di miliardi di persone, spingendole ad acquistare alcuni prodotti anziché altri.

 

Una blockchain privata e opaca

Libra è un buon esempio di dove potrebbe portarci una “fiducia cieca” nelle nuove tecnologie se ci affidassimo soltanto a loro per risolvere i nostri problemi finanziari.

Oltre a non essere né una valuta né una criptovaluta, Libra non può nemmeno proclamarsi decentralizzata. Infatti, la blockchain in cui verrebbero archiviate le cronologie di pagamento sarebbe accessibile soltanto a un certo numero di operatori autorizzati e bisognerebbe pagare 10 milioni di dollari per farne parte. La sfera delle cybermonete ha conosciuto metodi di gestione ben più democratici.

 

False promesse e secondi fini

Facebook dichiara di voler consentire agli 1,7 miliardi di persone non bancarizzate l’accesso a servizi finanziari dal loro smartphone e via internet. Queste persone dovrebbero però possedere un cellulare idoneo e un adeguato piano di accesso ai dati, cosa che attualmente non si riscontra nella maggior parte dei paesi con la più bassa popolazione bancarizzata al mondo.

Le vere intenzioni di Facebook sembrano chiare: mettere le mani sulla valanga di dati finanziari cui avrebbe accesso grazie agli estratti conto del portafoglio digitale (chiamato Calibra), cambiando dunque radicalmente il modo in cui le aziende tecnologiche mettono a frutto i dati dei loro utenti. Pertanto, oltre alla vostra esperienza di navigazione, Facebook potrebbe accedere anche alla vostra cronologia di acquisti reali e quindi decuplicare il valore dei dati aggregati offrendo alle aziende il modo di identificare i clienti “migliori” e le tecniche di marketing più efficaci.

Il business model di Libra si basa su una distribuzione asimmetrica degli utili e dei vantaggi dell’azienda. I vantaggi andranno agli investitori, mentre i rischi saranno sostenuti dagli utenti.

Nello specifico, l’adozione generalizzata di Libra ne farebbe probabilmente l’operazione più redditizia della storia. Convertendo il loro denaro, gli utenti di questa valuta presterebbero de facto all’Associazione Libra risorse che quest’ultima non rinuncerebbe a investire e su cui gli utenti non percepirebbero alcun interesse!

 

I possessori di Libra saranno esposti a rischi di perdite

Infine, il fatto che Libra sia un asset finanziario emesso da una società privata esporrà i suoi possessori anche a perdite considerevoli. A differenza dei depositi bancari, gli investimenti in organismi d’investimento collettivo (FIA, OICVM) sono raramente coperti da un’assicurazione dei depositi e pertanto i loro investitori sono obbligati a subire perdite in caso di crisi. Facebook e i suoi partner potrebbero decidere unilateralmente di sostenere o meno il valore di Libra. In altri termini, potrebbero decidere di distruggere il valore dei depositi senza alcuna misura di controllo democratico esterno né di protezione dei clienti.

È giunto il momento di fermare Facebook e dire NO a Libra, per impedire la creazione di un’economia parallela nelle mani di poche aziende giganti.

Pablo Grandjean

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Pablo Grandjean

Membro dello staff di Finance Watch

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In qualità di Communication Officer presso Finance Watch, Pablo Grandjean è responsabile della nostra strategia online e della gestione della comunità.
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Credito d’immagine : Gerd Altmann, Pixabay

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