Nove riforme economiche e finanziarie per fermare la distruzione della natura

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Di seguito la traduzione dell’articolo originale pubblicato sul sito di Finance Watch il 2 Giugno 2020 e scaricabile qui

Guida elementare al cambiamento trasformativo per preservare l’habitat dell’umanità.

Il nostro sistema economico è cieco di fronte alla distruzione della natura. Questa cecità può soltanto accelerare la perdita del patrimonio naturale e della biodiversità, mettendo tutti a rischio. L’alterazione degli ecosistemi naturali si ripercuote sulla salute umana e sulla disponibilità di generi alimentari e dell’acqua, causando carenze in termini di risorse. In un futuro non lontano, potrebbe alterare anche il funzionamento delle società umane e dell’economia, proprio come ha fatto la pandemia di Covid-19.

Nel lungo periodo, potrebbe persino mettere in pericolo la stessa umanità. Le sfide sono troppo grandi: la nostra economia ha bisogno di cambiamenti profondi e trasformativi per adeguarsi ai limiti del nostro pianeta. La finanza può diventare parte della soluzione soltanto se ne comprendiamo al tempo stesso il potenziale e i limiti intrinseci.

Ecco dunque nove misure urgenti da adottare per fare la differenza:

1. Adottare obiettivi internazionali vincolanti per preservare la natura

Nel 2021 le Nazioni Unite lanceranno la rinegoziazione degli obiettivi internazionali per la salvaguardia e il ripristino della natura, da raggiungere entro il 2030. Ma la crescita economica continuerà a distruggere la natura se i governi non pianificano anche la transizione verso un’economia sostenibile.

Per essere impattanti, gli accordi internazionali devono essere vincolanti, basarsi su prove scientifiche ed essere adottati su larga scala. Ma la limitazione dell’attività economica implica un elevato costo politico e finanziario: per adottare un cambio di strategia in assenza del sostegno degli Stati Uniti, sia l’UE sia la Cina saranno chiamate ad aumentare i loro contributi finanziari ai paesi in via di sviluppo.

2. Chiedere alle aziende di calcolare, divulgare e ridurre il loro impatto ambientale

Per stabilire quali attività causano la perdita della natura, non è sufficiente che alcune aziende pubblichino il loro impatto su base volontaria; è invece necessario che i decisori politici richiedano alle grandi imprese di divulgare il loro impatto ambientale e di definire i loro piani di transizione.

La perdita della natura è in gran parte frutto dei nostri sistemi di produzione. Per invertire questa tendenza, è quanto meno necessario che le aziende passino a modalità di produzione più sostenibili. Avendo definito quali attività economiche sono sostenibili, l’UE deve delineare un ambito di reporting che consenta di confrontare gli impatti ambientali delle aziende e obbligare quelle più impattanti a elaborare percorsi di transizione.

3. Evitare di distruggere la natura anziché risarcire i danni

Ridurre la distruzione dell’ambiente non deve significare nient’altro. I decisori politici devono evitare di consentire alle aziende di danneggiare la natura per poi risarcire i danni commessi. Questo atteggiamento incentiverà un passaggio dal “danneggiare la natura come prezzo da pagare per fare business” all’evitare innanzitutto di danneggiarla.

Le compensazioni alla perdita di biodiversità sono un meccanismo che permette alle imprese di danneggiare un ecosistema a condizione di finanziare, generalmente altrove, un progetto di ripristino. Siccome non esistono due ecosistemi equivalenti, questo meccanismo non può essere tale da impedire la perdita della natura. Al contrario, perpetua il “diritto di inquinare” e riduce l’impatto delle normative ambientali.

4. Assicurarsi che i prodotti finanziari “verdi” siano effettivamente tali

Sono sempre di più i risparmiatori che desiderano investire in attività non dannose per l’ambiente. Ma sono pochi i professionisti della finanza che vendono prodotti finanziari “verdi” e che sono in grado di dimostrare le loro rivendicazioni di “sostenibilità”.

L’Ecolabel europeo per i prodotti finanziari dovrebbe essere concesso soltanto a prodotti di cui è possibile dimostrare che finanziano attività sostenibili o che hanno un impatto positivo sull’ambiente. A tale scopo, occorrono strumenti e metodi che misurino gli impatti delle attività finanziate sulla biodiversità e sulla natura, ma anche sul clima.

5. Non affidarsi soltanto alla finanza privata per salvare la natura: non basterà

La finanza privata ha sempre bisogno di un rendimento finanziario sufficiente e così accade anche per la finanza sostenibile. Tuttavia, spesso i progetti ambientali offrono un rendimento basso o addirittura nullo e richiedono un impegno a lungo termine. Riconciliare queste due logiche è, nella migliore delle ipotesi, una sfida.

Giudicando l’interesse di un investimento in base al suo rapporto rischio/rendimento, gli investitori percepiscono la maggior parte dei progetti di salvaguardia e di ripristino come troppo rischiosi, troppo piccoli, illiquidi e non abbastanza redditizi, qualora siano in grado di generare un flusso di entrate. Inoltre, i mercati finanziari si basano su indicatori di benchmarking che generano comportamenti di gregge e rafforzano la distorsione (bias) di breve periodo.

6. Imporre regole anziché affidarsi alla dinamica dei mercati per proteggere la natura

I decisori politici devono vietare le procedure dannose con specifiche normative anziché attendere che siano le stesse aziende a cambiare il loro comportamento, basandosi soltanto sulla domanda dei consumatori o su preoccupazioni di carattere etico.

Data l’importanza dei cambiamenti richiesti, gli standard volontari e gli approcci basati sul mercato non saranno sufficienti. I processi non sostenibili dovranno essere gradualmente vietati per legge, mentre una parte significativa del territorio dell’UE dovrà essere ripristinata e protetta da attività economiche dannose. Devono inoltre essere elargite sovvenzioni pubbliche a sostegno di una transizione giusta.

7. Valutare se gli strumenti economici limitano efficacemente le attività dannose

Gli strumenti economici come le quote e le tasse ambientali possono limitare le attività economiche che sovrasfruttano le risorse naturali, ma soltanto se sono studiati adeguatamente e tarati sui limiti della natura.

In teoria, gli strumenti economici agiscono limitando le pratiche non sostenibili o riducendone la redditività. Nella pratica, danno spesso risultati discordanti. È pertanto di primaria importanza che i decisori politici valutino l’efficacia e l’adeguatezza degli strumenti economici nuovi ed esistenti rispetto ai loro obiettivi ambientali e che li ridefiniscano di conseguenza.

8. Monitorare meglio l’utilizzo e l’impatto dei fondi pubblici e riassegnare le sovvenzioni dannose

Il denaro pubblico finanzia ancora attività dannose per la natura e la biodiversità, come alcuni tipi di coltivazioni. Le autorità pubbliche devono monitorare meglio e valutare l’impatto ambientale dei loro investimenti e sovvenzioni, adeguandoli di conseguenza.

Le sovvenzioni pubbliche sostengono ancora attività economiche dannose, indebolendo pertanto l’impatto della già limitata spesa pubblica “green” e gli obiettivi dell’UE in materia di ambiente. Per riequilibrare l’impiego del denaro pubblico verso attività più ecologiche, è necessario iniziare dalla revisione dei sistemi UE per il monitoraggio dell’utilizzo e dell’impatto ambientale della spesa pubblica.

9. Integrare pienamente gli obiettivi ambientali nella governance economica dell’UE

I progetti ambientali necessiteranno di investimenti pubblici, visti e considerati i limiti dei finanziamenti privati in questo ambito. La governance economica europea dovrà pertanto spingersi al di là dell’applicazione di regole fiscali dell’UE, così da includere l’implementazione della transizione dell’UE.

Il semestre europeo deve evolversi per integrare pienamente la governance economica e gli obiettivi ambientali. Parallelamente, le regole fiscali dell’UE devono essere ripensate per assicurare che gli Stati membri possano investire in programmi come Natura 2000 e in piani di ripristino e sostenere la transizione ecologica.

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