Nove riforme finanziarie che gli attivisti contro la crisi climatica dovrebbero chiedere

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Di seguito la traduzione dell’articolo originale pubblicato sul sito di Finance Watch il 13 Settembre 2019 e scaricabile qui

Se riformato, il sistema finanziario continuerà a sovvenzionare un’economia basata sui combustibili fossili. Finance Watch vi presenta le nove riforme che farebbero la differenza.

La nostra generazione è di fronte ad un’emergenza climatica e al rischio di un tracollo ambientale. L’attuale sistema finanziario globale non fa che esacerbare queste crisi a causa del dominio di grandi istituzioni finanziarie concentrate sui profitti di breve periodo e della mancanza di riforme ambiziose.

Dobbiamo cambiare la finanza, non il clima! Ecco dunque una guida in nove tappe, elaborata da Finance Watch, per riformare la finanza e intervenire sul clima:

1. Riorientare i flussi finanziari definendo ciò che è pulito e ciò che non lo è

Ad oggi, sui mercati finanziari non esiste un modo semplice e univoco per distinguere le attività e risorse “pulite” da quelle “inquinanti/dannose”. Occorre dunque un sistema di classificazione unico e vincolante che determini la qualità ambientale di ogni attività economica.

L’Uinione Europea ha bisogno di una tassonomia comune e obbligatoria in materia di sostenibilità, che individui e distingua le attività economiche non sostenibili (marroni) da quelle sostenibili (verdi). Questa fase è fondamentale per impedire il finanziamento di attività dannose. L’individuazione delle attività non sostenibili, che potrebbero subire perdite in fase di transizione, consentirebbe anche alle autorità di vigilanza finanziaria di identificare i rischi finanziari legati al clima.

2. Obbligare le aziende a riportare i loro impatti sociali e ambientali

Non possiamo risolvere un problema che non vediamo. Innanzitutto, le imprese private devono valutare e divulgare l’impatto delle loro attività in modo armonizzato e confrontabile.

Obbligare le grandi aziende a fornire un report su rischi, conseguenze e impatti delle loro attività sulla società e sull’ambiente è un primo passo di cruciale importanza. Ciò consentirà ad aziende, decisori politici, consumatori, istituzioni finanziarie, autorità di vigilanza e banche centrali di integrare la problematica della sostenibilità nei loro processi decisionali. (Per saperne di più: #NFRD, #DoubleMateriality, #DSR)

 

3. Consentire alle persone di decidere la destinazione effettiva del loro denaro

Come clienti, i cittadini hanno il diritto di sapere se i loro investimenti contribuiscono ad attività dannose. Essi devono pertanto poter chiedere a banche, fornitori di assicurazioni sulla vita o fondi pensione di disinvestire il loro denaro da questi settori.

Realizzare il “miglior interesse per gli investitori” non deve consistere soltanto nel massimizzare i profitti, ma anche nel generare impatti ambientali, sociali e di governance (ESG) positivi attraverso i loro investimenti.

Gli operatori finanziari (gestori patrimoniali, proprietari di asset, banche, ecc.) devono essere obbligati per legge a illustrare ai clienti i rischi/benefici dei loro investimenti in termini di ESG e devono attenersi ai desideri dei clienti in materia di allocazione degli investimenti.

4. Penalizzare le attività inquinanti

Finché le attività inquinanti restano redditizie, vi saranno investitori pronti a finanziarle. Dobbiamo pertanto imporre norme, quote e tasse (normative economiche) per renderle più onerose delle attività sostenibili.

Dobbiamo cambiare le nostre politiche ambientali ed economiche, per spostare la redditività delle attività, spingendo pertanto tutte le istituzioni finanziarie, non soltanto le più etiche, a disinvestire. (Per saperne di più: #EnvironmentalTax, #EnvironmentalRegulations, #PricingExternalities.

5. Non investire più il denaro dei contribuenti nell’economia dei combustibili fossili

Paradossalmente, il denaro dei contribuenti è ancora pesantemente investito in attività fossili. Mentre i cittadini chiedono un’economia libera dai combustibili fossili, i nostri rappresentanti devono smettere di sovvenzionare le attività fossili e riorientare il denaro pubblico verso l’azione per il clima.

In veste di enti pubblici, anche le banche pubbliche (come la Banca europea per gli investimenti (BEI), la francese CDC o la tedesca KfW) devono assumere un atteggiamento incisivo. È infatti necessario che diano l’esempio disinvestendo completamente dai combustibili fossili e da altri settori dannosi per l’ambiente e riorientando le risorse verso progetti di transizione.

6. Intervenire sul rischio dei combustibili fossili nell’ambito delle istituzioni finanziarie

La transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio è inevitabile. Probabilmente, il minor valore degli asset fossili innescherà una crisi finanziaria. Per prepararsi a un futuro senza combustibili fossili, è necessario che il nostro sistema finanziario riduca l’esposizione a questi asset non recuperabili.

Le autorità di vigilanza e le banche centrali devono delineare una politica adeguata e tempestiva per assicurare che le istituzioni finanziarie siano pronte ad affrontare i rischi fisici e di transizione dovuti al cambiamento climatico. Questo costringerà gli operatori finanziari a divulgare i loro asset non recuperabili e a riorientare i capitali distogliendoli dall’economia dei combustibili fossili. (Per saperne di più: #NGFS #EnvironmentalStressTest #GreenCollateralFramework)

7. Sbloccare fondi pubblici a favore dell’azione per il clima

Alcune delle azioni più urgenti per il clima non sono redditizie e pertanto non attireranno investimenti da fonti private. I nostri governi devono dunque consentire il ricorso a finanziamenti pubblici per rispondere a queste richieste.

Molti progetti di transizione, soprattutto beni pubblici come infrastrutture e trasporti, richiedono una pianificazione degli investimenti a lungo termine che sia adeguatamente coordinata. Malgrado i loro benefici ambientali e sociali, spesso questi progetti offrono una bassa redditività finanziaria. Pertanto, un piano d’azione coerente per il clima deve prevedere lo sblocco di fondi pubblici mirati. (Per saperne di più: #EUfiscalRules #GreenBudgeting #GreenPublicBanks #GreenEIB)

8. Frenare la visione di breve periodo dei mercati finanziari

La crisi ecologica in atto è guidata dalla supremazia degli azionisti e da una di breve periodo del sistema finanziario. Le normative devono portare l’intero sistema a guardare oltre i calcoli di profitto dei mesi subito successivi, prendendo invece in considerazione gli obiettivi a lungo termine della società.

short term

Sui mercati finanziari, alcune modalità tecniche (come la “gestione passiva” e l’impiego diffuso del “tracking error” – che misura il valore aggiunto che il fondo ha realizzato rispetto al benchmark e rappresenta una prima misura della bontà della gestione) rendono i combustibili fossili sovra-rappresentati nei portafogli di negoziazione. Dobbiamo legiferare meglio il comportamento di gregge e speculativo.

9. Ridiversificare il sistema finanziario

Oltre a generare costantemente enormi rischi sistemici per la nostra società, le istituzioni finanziarie troppo grandi per fallire “too-big-to-failrifiutano troppo spesso di allineare i loro interessi economici a quelli della società, compresa la nostra missione, mirata a combattere il cambiamento climatico.

I “giganti finanziari” non finanziano i piccoli progetti locali di transizione, benché di fondamentale importanza. Molti di questi progetti sono infatti già sostenuti da banche etiche regionali, per le quali l’investimento in progetti verdi si allinea alla loro missione e criteri di prestito. I governi devono mettere in atto un ambiente normativo in cui possano proliferare diversi modelli bancari, in modo tale da massimizzare le potenziali risorse per i progetti legati al clima. (Per saperne di più: #GABV #COOPBanks).

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Autore

Ludovic Suttor-Sorel

Membro dello staff di Finance Watch

Informazioni sull’autore

In qualità di Research and Campaign Officer, Ludovic Suttor-Sorel si occupa di tematiche legate alla finanza sostenibile e alla politica fiscale. Collora anche alla progettazione delle nostre campagne e a impegnarsi con i responsabili politici, gli accademici, le organizzazioni della società civile e altri stakeholder.
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