Possiamo attribuire una condizionalità ai programmi di emergenza di liquidità della BCE destinati alle banche?

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Di seguito la traduzione dell’articolo originale pubblicato sul sito di Finance Watch il 10 Aprile 2020 e scaricabile qui

Molti critici chiedono che il massiccio sostegno del settore bancario da parte della BCE avvenga a determinate condizioni, come l’obbligo di sostenere direttamente particolari settori dell’economia o di limitare le distribuzioni, come i dividendi. Lo spazio di manovra è limitato, ma alcune condizioni sono adeguate e fattibili. Forse, però, dovremmo soprattutto chiederci se l’uso di “politiche monetarie non standard” per incanalare fondi verso l’economia reale tramite il settore bancario, rispetto a un pacchetto coordinato di misure fiscali, sia un modo efficace per impiegare i fondi pubblici.

In risposta alla pandemia da coronavirus, la BCE ha recentemente annunciato un programma di acquisto di asset di 870 miliardi di euro, denominato “Pandemic Emergency Purchase Programme” (PEPP), allo scopo di stabilizzare il settore bancario e incentivare le banche a prolungare i prestiti ad aziende e famiglie per l’intera durata della crisi in corso. Questo programma rispecchia le “Targeted Longer-Term Refinancing Operations” (TLTRO, operazioni mirate di rifinanziamento a lungo termine) attualmente in essere, che la BCE ha introdotto nel 2014. I critici sostengono che l’impatto dei finanziamenti TLTRO sull’economia reale sia stato, nella migliore delle ipotesi, molto limitato e che gran parte della liquidità resa disponibile dalle BCE e da altre importanti banche centrali del mondo sia stata deviata dagli istituti di credito verso altri impieghi, alimentando “bolle” dei prezzi degli investimenti e finanziando generose liquidazioni ad azionisti e personale. Alcuni hanno pertanto chiesto che i finanziamenti delle banche centrali agli istituti di credito siano soggetti a determinate condizioni, per garantire che tali fondi vengano effettivamente impiegati per finanziare l’economia reale (“condizionalità”).

Il concetto di condizionalità è stato inizialmente sviluppato in riferimento alla concessione di prestiti da parte delle grandi istituzioni multilaterali, ovvero la Banca mondiale e l’FMI, a favore dei paesi in via di sviluppo colpiti dalla crisi. In cambio di aiuti finanziari, i paesi beneficiari dovevano impegnarsi a rispettare un pacchetto di politiche monetarie e fiscali volte a ridurre il debito sovrano, a stabilizzare l’economia e a ripristinare la crescita. Negli anni ‘90 è stato introdotto un pacchetto standard di misure, conosciuto con il nome “Washington Consensus” e oggetto di frequenti critiche, fortemente basato su consolidamento fiscale, privatizzazione e liberalizzazione.

La prima domanda da porre è in che modo il concetto di condizionalità potrebbe essere applicato nel contesto delle iniziative della BCE. La risposta non è ovvia, in quanto le circostanze sono molto diverse dal caso dei prestiti erogati da istituzioni finanziarie internazionali come la Banca mondiale e l’FMI. Nello specifico:

  • I beneficiari sono i governi di stati sovrani. I governi possono assumersi obblighi verso altri paesi o organizzazioni internazionali per conto dei loro cittadini. Hanno il potere di approvare la legislazione che comporta il recepimento di tali condizioni nel diritto nazionale. Così facendo, agiscono nell’interesse comune e sono vincolati da un mandato legale (costituzionale).
  • Il management delle banche private, invece, è principalmente responsabile nei confronti del proprio azionariato e la sua missione primaria consiste nell’incrementare il valore per gli azionisti, principalmente aumentando il prezzo delle azioni e distribuendo dividendi. Le banche di sviluppo nazionali rappresentano un’eccezione degna di nota, in quanto sono generalmente di proprietà pubblica e possiedono un mandato di interesse comune.
    L’ambito per imporre condizioni alle banche private è piuttosto limitato. Il modo più realistico ed efficace di imporre condizioni sarebbe quello di chiedere alle banche di evitare i pagamenti discrezionali ad azionisti e personale (dividendi, riacquisti di azioni proprie e dividendi extra) finché beneficiano dei finanziamenti PEPP (Pan-European Personal Pension Product).

Bisogna chiedersi se l’uso di “politiche monetarie non standard”, come PEPP e TLTRO, per incanalare fondi verso l’economia reale tramite il settore bancario sia un modo efficace per impiegare i fondi pubblici è una domanda completamente diversa, in quanto:

  • L’impiego di “politiche monetarie non standard” è stato giustificato, all’apice della crisi dell’eurozona, come un modo per estendere i finanziamenti UE per sostenere il sistema finanziario di Stati membri fragili senza infrangere apertamente il divieto sui finanziamenti monetari dei deficit di bilancio di cui all’articolo 123 del TFUE.
  • In considerazione della pandemia da coronavirus, la Commissione europea ha sospeso i limiti di debito e deficit del patto di stabilità e crescita, consentendo agli Stati membri di annunciare considerevoli programmi di stimolo fiscale che mettano i fondi pubblici direttamente a disposizione delle aziende e delle famiglie colpite.
  • Se la necessità di sostegno pubblico per contrastare gli effetti della pandemia dovrebbe essere ovvia, il disorganizzato parallelismo tra gli aiuti monetari a livello dell’UE al settore bancario e il sostegno fiscale diretto a livello nazionale è tutt’altro che ottimale e, in taluni casi, potrebbe addirittura rivelarsi controproducente.
  • Nel lungo termine, a nostro parere sarebbe preferibile che gli Stati membri dell’UE potessero concordare un pacchetto coordinato di misure fiscali che:
    a) si basino in misura minore sull’efficacia, o meno, del settore bancario;
    b) consentano un dislocamento più mirato dei fondi pubblici a sostegno dell’economia reale;
    c) riducano l’onere per la BCE nell’intervenire con strumenti di politica monetaria laddove la cooperazione politica risulta fallimentare.

Christian Stiefmüller

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Autore

Christian Stiefmüller

Membro dello staff di Finance Watch

Informazioni sull’autore

In qualità di Senior Research and Advocacy Advisor, Christian Stiefmüller fornisce consulenza a Finance Watch sulla regolamentazione bancaria, nonché su questioni relative a FinTech, supervisione finanziaria e pensioni.  Maggiori informazioni

Foto di Maria Oswalt su Unsplash

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