Dalla padella alla brace? Accertiamoci che la finanza non sia controproducente

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Di seguito la traduzione dell’articolo originale pubblicato sul sito di Finance Watch il 6 Aprile 2020 e scaricabile qui

L’epidemia di coronavirus ha causato un brusco crollo e innescato un alto livello di volatilità dei mercati finanziari. Il motivo di tutto questo è facilmente comprensibile: la crisi sanitaria ha portato l’economia a una sostanziale paralisi, che a sua volta ha provocato instabilità nei mercati finanziari. Il sistema bancario deve svolgere un ruolo di cruciale importanza, fornendo alla società la liquidità necessaria per attraversare la crisi. Al contempo, è necessario prestare grande attenzione all’indebolimento del sistema finanziario, che potrebbe produrre effetti contrari alle aspettative, aggravando le sofferenze economiche della società.

Nella crisi del 2007-2009, il settore finanziario ha contagiato la società: la crisi dei subprime esplosa negli Stati Uniti ha colpito le istituzioni finanziarie di tutto il mondo e causato fallimenti bancari, innescando il salvataggio di banche con finanziamenti pubblici, impattando sui bilanci pubblici, diffondendosi all’economia reale e generando una massiccia disoccupazione.

L’attuale instabilità finanziaria legata alla pandemia è una storia completamente diversa. Infatti, il concatenamento di cause ed effetti è esattamente opposto: stiamo affrontando una crisi sanitaria che ha portato l’economia mondiale se non alla paralisi totale a un significativo rallentamento, che a sua volta ha generato il caos nei mercati finanziari.

Questo non dovrebbe sorprenderci: la formazione dei prezzi nei mercati finanziari consiste, per definizione e indipendentemente dalle sue carenze, nella trasformazione delle aspettative economiche in prezzi degli asset. Quando le aspettative economiche diventano bruscamente negative, i mercati crollano e quando le previsioni economiche diventano impossibili da elaborare, i mercati diventano molto volatili. Oggi stiamo vivendo una situazione che coniuga aspettative economiche negative e una grande difficoltà a elaborare previsioni economiche ragionevolmente fondate, da cui deriva il crollo dei mercati finanziari associato a un picco di volatilità.

Secondo uno schema piuttosto insolito, nei primi giorni d’instabilità dei mercati abbiamo assistito a un crollo unanime dei prezzi di azioni, obbligazioni (compresi i titoli di Stato) e oro. Non abbiamo invece visto la “fuga verso la sicurezza” solitamente riscontrata nei crolli dei mercati, quando i prezzi delle azioni e forse delle obbligazioni societarie scendono, mentre quelli dei titoli di Stato e dell’oro salgono. Stavolta gli investitori hanno soltanto cercato di abbandonare tutti gli asset finanziari e di conservare il denaro in contanti, un fenomeno spiegabile con l’insolito meccanismo di trasmissione della crisi (salute => economia => finanza), ma anche con il fatto che il rendimento offerto dai titoli di Stato è prossimo allo zero, se non addirittura negativo, proprio come accade per la remunerazione offerta dal contante (nessun costo di opportunità).

Con 3 miliardi di persone (ovvero, in termini economici, 3 miliardi di consumatori e lavoratori) in lockdown su scala mondiale, l’economia globale sta assistendo a un significativo declino dell’attività. Secondo le previsioni, questo creerà enormi difficoltà per grandi e piccole aziende, ma anche per i cittadini, che ben presto rimarranno senza reddito né risorse. L’elemento chiave per attraversare questa situazione consisterà nel fornire liquidità ai soggetti economici, siano essi imprese o privati, prestando particolare attenzione a evitare che le famiglie con reddito modesto e i soggetti sovraindebitati escano da questa crisi con un debito ancora maggiore.

In questa situazione, le banche hanno un ruolo fondamentale ma impegnativo da svolgere: devono ampliare il credito necessario alle aziende per superare questo momento particolarmente difficile e, al tempo stesso, non devono mettere a repentaglio la propria resilienza, in quanto una crisi bancaria non farebbe che peggiorare ulteriormente la situazione economica.  Ed è a questo punto che il ruolo di governi e autorità di vigilanza si rivela fondamentale. I governi possono e devono garantire l’estensione del credito delle banche a favore delle aziende a causa della crisi: questo rappresenta il modo più efficace per coniugare gli obiettivi, altrimenti contraddittori per le banche, di supportare l’economia senza sostenere una quantità crescente di crediti deteriorati, che metterebbero a rischio la loro stabilità. È ciò che stanno facendo molti governi europei e che va accolto con favore.

Nel frattempo, le autorità di vigilanza finanziaria hanno il delicato compito di coniugare il monitoraggio delle istituzioni finanziarie, assicurando che la loro resilienza non venga colpita dall’instabilità dei mercati finanziari, e di allentare la pressione normativa sulle stesse istituzioni in considerazione delle circostanze straordinarie (il sistema finanziario non è stato ideato per gestire un’economia in rallentamento su così larga scala e le istituzioni finanziarie affrontano difficoltà operative particolarmente significative a causa del lockdown dei loro addetti). Ovviamente le autorità di vigilanza stanno cercando un compromesso per trovare il giusto equilibrio tra i due obiettivi.

Altro aspetto importante è che le autorità di vigilanza ad oggi sono in grado di allentare la pressione normativa nell’occhio del ciclone della crisi, ritenendo di  non mettere a repentaglio la stabilità finanziaria, grazie agli svariati vincoli normativi approvati nell’ultimo decennio. Semmai, questo testimonia chiaramente come sia necessario adottare e applicare una sufficiente regolamentazione del settore finanziario, se la società intende mantenere il controllo del sistema finanziario e se si vuole che le autorità di vigilanza abbiano la necessaria libertà d’azione per reagire tempestivamente alle crisi.

Finance Watch ha sostenuto questo aspetto nel corso degli anni e continuerà a farlo anche quando la crisi sarà alle nostre spalle. A titolo esemplificativo, se si può affermare che nell’attuale contesto gli enti regolatori hanno valide argomentazioni per rinviare di un anno la conclusione del regime Basilea III, sarà essenziale che questo rinvio non diventi poi una rinuncia definitiva, se la società vuole essere pronta ad assorbire il prossimo shock che inevitabilmente si presenterà.

Al contrario, il fatto che enti regolatori e decisori politici abbiano deciso di non affrontare il circolo vizioso banca-emittente sovrano al di fuori della crisi, fa sì che questo circolo vizioso sia oggi uno dei principali punti deboli del sistema bancario europeo e rappresenti potenzialmente una minaccia alla sua esistenza. Lo stesso si potrebbe dire del fenomeno delle istituzioni “troppo grandi per fallire” (too-big-to-fail): anche se non è all’origine degli attuali problemi finanziari, questo fenomeno rappresenta una minaccia per la società, in quanto il fallimento di un’istituzione di questo tipo (ad esempio, innescato dal circolo vizioso banca-emittente sovrano) richiederebbe la mobilitazione di bilanci pubblici per salvare il sistema.

Per finire, enti regolatori e autorità di vigilanza devono accertarsi che il necessario sostegno fornito alle istituzioni finanziarie per affrontare la crisi (allentando la pressione sui requisiti patrimoniali, offrendo garanzie di stato al credito esteso alle aziende a corto di liquidità, ecc.) sia a beneficio della società e non degli interessi privati. Pertanto, la pressione esercitata dalle autorità di vigilanza finanziaria sulle istituzioni finanziarie per non distribuire i dividendi e mostrare “estrema moderazione” sui pagamenti di dividendi extra è indispensabile: non è nell’interesse di nessuno assistere alla completa disintegrazione del contratto sociale tra una popolazione fortemente colpita dall’attuale situazione sanitaria ed economica e le istituzioni finanziarie.

Thierry Philipponnat

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Thierry Philipponnat

Membro dello staff di Finance Watch

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In qualità di responsabile della ricerca e dell’advocacy, Thierry Philipponnat dirige lo sviluppo delle posizioni istituzionali e della avocacy tecnica di Finance Watch. Maggiori informazioni

Credito d’immagine: CC (Thank you Rafael Matsunaga)

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